Intervista
a Giancarlo Gonizzi
(curatore Archivio storico Barilla)
di Maria
Chiara Corazza
realizzata il 26-02-2001 (agg. 15-09-2004)
|
Ingrandisci
il testo |
|
|
|
Ricostruire un archivio
L'archivio
oggi
L'organizzazione
dell'archivio
L'archivio
raccoglie, conserva, comunica
Le
istituzioni culturali dell'impresa
G.G.: L’attività
della Barilla inizia nell’Ottocento
con un panificio nella centralissima via Repubblica.
Nel 1910 l’attività
si amplia e si trasferisce appena fuori dalle mura
urbane, che ora sono scomparse, proprio dove ora
noi ci troviamo, in viale Barilla. In questo luogo
dunque sorse il primo insediamento industriale
della Barilla, composto da un pastificio
e da un panificio, in due edifici distinti. Il complesso
si andò ampliando progressivamente fino alla
fine degli anni trenta del Novecento. Nel
1940 era stata occupata ed edificata l’intera
area che oggi appartiene alla famiglia Barilla.
Negli anni del dopoguerra questa stessa area vide
la demolizione dei vecchi immobili, negli anni cinquanta
la costruzione di un nuovo stabilimento e infine
la demolizione completa o pressoché tale
degli edifici nel 1999, per fare posto al progetto
studiato da Renzo Piano, che prevede l’apertura
di quest’area alla città, ma con una
forte caratterizzazione. Il progetto prevede la
realizzazione di un albergo, un Centro congressi,
una vasta area commerciale con una multisala da
8 cinema e la sede dell’Academia Barilla con
le aule per i corsi e la biblioteca gastronomica.
M.C.C.: Quando l’impresa
ha cominciato a esprimere interesse per la sua storia
e dunque per il suo archivio?
G.G.: Barilla ha cominciato a
pensare alla propria storia nel
momento in cui l’ha persa.
Nel 1970 per una serie di cause,
tra cui la situazione sociale e quella economica,
Gianni e Pietro Barilla cedono l’azienda
alla multinazionale americana WR Grace &
Co. Da pochi anni (1968)
era stato inaugurato il nuovo stabilimento di Pedrignano,
ubicato lungo l’autostrada del Sole, che aveva
di fatto sostituito lo stabilimento di viale Barilla.
L’indebitamento per quella realizzazione avveniristica
fu consistente e, dal momento che Gianni Barilla
voleva lasciare ogni tipo di attività, Pietro
non aveva risorse sufficienti per acquisire la quota
sociale del fratello. L’azienda venne a questo
punto ceduta, ma Pietro conservò un 1% di
azioni e un diritto di prelazione che gli consentirono,
nel 1979 di riacquistare
l’azienda. Quando
rientrò si occupò immediatamente di
investimenti, di valorizzazione del prodotto e della
neonata linea Mulino Bianco.
A un certo punto, su sollecitazioni in parte interne
e in parte esterne, ci si rese conto che un’azienda
che aveva oltre cento anni di vita non aveva una
sua storia. I giornalisti chiedevano informazioni
e il materiale della storia dell’azienda non
c’era più perché, quando la
Grace aveva preso possesso dell’azienda, il
nucleo principale di quello che era l’archivio
aziendale era stato distrutto o
disperso. Non fu ovviamente questa la prima
preoccupazione dell’industriale che doveva
procedere per passi successivi; comunque, a metà
degli anni ottanta nasce l’esigenza di
recuperare una parte della propria
memoria. Nel 1987
poi, per iniziativa dell’ufficio di presidenza,
parte il progetto Archivio storico.
Il progetto prevede il recupero della memoria, dei
documenti all’interno dell’azienda,
sparsi per gli uffici, o anche attraverso la duplicazione
di materiali presso archivi di terzi: fornitori,
agenzie pubblicitarie, archivi pubblici e privati.
L’archivio nacque così, nel 1987,
con una sessantina di fotografie recuperate
fortunosamente. Oggi l’Archivio Barilla può
contare oltre quarantaduemila documenti inventariati,
nel 1997 è stato dichiarato archivio
di notevole interesse storico dalla Soprintendenza
e, attraverso un attento e capillare lavoro di ricerca
e di recupero che continua tuttora,
sono state ricostruite alcune serie fondamentali,
come quella della pubblicità: la pubblicità
a stampa, sui quotidiani e sui periodici, le affissioni,
ma anche la pubblicità televisiva e quella
radiofonica. Sono state ricostruite anche altre
serie come ad esempio quella relativa al lancio
dei prodotti. Questa specifica caratteristica dell’Archivio
Barilla, che è un archivio di ricostruzione,
ne indica da un lato il limite e dall’altro
la configurazione.
Nel
nostro caso, trattandosi di ritrovare documenti
singoli, spezzoni, pezzi erratici, si è trattato
di dare una configurazione e una
logica che non potevano che essere
classificatorie. Per ragioni d’ordine,
di praticità e ovviamente di conservazione.
Quindi noi troviamo un archivio che è strutturato
in modo estremamente pratico e funzionale, anche
per chi vi entra per la prima volta, proprio perché
sembra più la classificazione di una biblioteca
che non quella di un archivio. Questo è un
limite, ma è anche una comodità,
frutto di un fatto storico ben preciso. Chiaramente,
laddove si sono individuati fondi con un loro ordinamento
interno, essi sono stati mantenuti, ovviamente utilizzando
quelli che sono i normali criteri di ordinamento
e sistemazione, ma senza distruggere quella che
era la loro configurazione interna.
Immagini per gentile
concessione dell'Archivio storico Barilla
© Barilla G. & R. F.lli Spa