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Informazione e continuità della memoria digitale
di Tullio Gregory

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La comunicazione planetaria si serve sempre più di canali informatici: ma come risolvere il rischio della perdita della memoria digitale? Ad oggi manca una politica di conservazione che vada oltre l’auspicio di un avvenire più responsabile.

L’informazione digitale costituisce un elemento caratterizzante e costitutivo della società contemporanea dove la comunicazione diviene sempre più invasiva e sempre meno convalidata. Basti pensare a Internet, madre di tutte le reti, che diffonde messaggi in gran parte senza autentificazione e certificazione, creando peraltro spesso una sovrabbondanza d’informazione nella quale diviene sempre più difficile orientarsi. Senza dire del sempre possibile intervento di elementi devastanti – come gli hackers – che mettono in crisi anche sistemi che appaiono superprotetti.

Ma vi è un altro problema che caratterizza l’era digitale: la deperibilità delle memorie.
«Internet, madre di tutte le reti diffonde messaggi in gran parte senza autentificazione e certificazione»
Sempre più ci si è resi consapevoli della labilità non tanto dei supporti – la durata, ancora da verificare, è data oscillante fra i 25 e i 50 anni – ma della rapida obsolescenza dei programmi di codifica e di decodifica e dei relativi supporti tecnici; si aggiunga la babele dei programmi, senza standard condivisi.

Provocatoriamente, ma non senza qualche motivazione, in un incontro promosso nel 1998 dal J. Paul Getty Trust, si proponeva di portare tutto il patrimonio digitalizzato su supporto cartaceo o su microfilm per assicurarne una più lunga conservazione.

Il tema della continuità delle memorie digitali investe in particolar modo gli enti pubblici e privati che affidano ormai la loro comunicazione-informazione ai canali informatici. In Italia enti di ricerca quale il Cnr come anche i ministeri vantano la prospettiva di divenire paper-less, cioè di annullare ogni forma di comunicazione e documentazione cartacea. Identica prospettiva negli altri paesi dell’Ue e d’oltre oceano:
«In Italia enti di ricerca quale il Cnr come anche i ministeri vantano la prospettiva di divenire paper-less»
ma non si valuta sufficientemente la portata di questa rivoluzione nei rapporti fra amministrazioni e cittadini – con l’isolamento di quanti non hanno accesso alle reti – e soprattutto il rischio – che per molti prodotti è realtà – della perdita della memoria digitale e quindi di una parte rilevante della storia del mondo d’oggi.

Poiché il fenomeno dell’informazione digitale è planetario, il problema è stato oggi posto in varie autorevoli sedi internazionali: ma si è verificato fin qui che nessun paese è stato in grado di mettere in atto una politica di conservazione del digitale adeguata e condivisa da tutti i soggetti che producono informazione digitale, sicché i risultati dei recenti incontri e convegni dedicati al problema si limitano ad auspicare un avvenire più responsabile (si vedano, fra i documenti ufficiali: Risoluzione del consiglio della Comunità europea, del 25 giugno 2002; Carta per la conservazione della memoria digitale, adottata dalla Conferenza generale dell’Unesco il 17 ottobre 2003).

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