Le nostre schede
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La scheda è la sezione della
rivista nella quale intendiamo analizzare gli archivi
e i musei d’impresa focalizzando
l’attenzione non tanto sul loro contenuto quanto
sulle loro caratteristiche costitutive e istituzionali.
Oggi i contenuti di queste istituzioni culturali
sono efficacemente comunicati attraverso i convegni,
le rassegne e la stessa documentazione prodotta
dalle imprese. Meno attenzione è posta però:
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alle motivazioni che hanno
portato alla nascita degli archivi e dei musei
d’impresa |
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alla loro configurazione
istituzionale |
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ai livelli di integrazione
con l’operatività dell’impresa |
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agli aspetti finanziari |
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al percorso professionale dei loro
responsabili |
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alla natura e alle dimensioni dei
servizi erogati all’impresa ed, eventualmente,
al pubblico. |
Questi dati sono essenziali per riflettere sulla
prospettiva – tutt’altro che scontata
– che archivi e musei d’impresa si
diffondano nel sistema delle imprese italiane
e vengano riconosciuti come parte integrante della
loro cultura d’impresa. Occorre infine essere
consapevoli che le imprese, nella loro ricerca dei
caratteri originali della propria cultura, ignorano
spesso la documentazione storica per focalizzare
l’attenzione sulle recenti trasformazioni
degli stili gestionali o sull’avvicendamento
di gruppi dirigenti di formazione diversa. Si assiste
pertanto al paradosso di imprese che, alla ricerca
dell’anima, investono
ingenti risorse nella consulenza d’azienda
e nella formazione ma lasciano il proprio archivio
in condizioni avvilenti.
Non solo. L’esperienza degli ultimi trent’anni
ci insegna che la tendenza alla formazione di un
patrimonio storico-culturale dell’impresa
non è un processo stabile e irreversibile:
presenta oscillazioni e ripensamenti
che vanno messi in relazione all’insieme delle
variabili che agiscono nell’impresa e ne determinano
le scelte strategiche.
Comprendere queste interazioni
è essenziale ai fini della diffusione degli
archivi e dei musei d’impresa. In caso contrario
continueremo ad addebitare la loro episodicità
ai ritardi culturali dell’imprenditorialità
italiana: risposta significativa sul piano morale
ma inutile sotto l’aspetto operativo.
Nel proporci questi obiettivi siamo anche consapevoli
che non sempre sarà possibile ottenere le
informazioni che ci interessano: a volte non saranno
facilmente riconoscibili, a volte non saranno divulgabili.
Occorre perciò preventivare una certa parzialità
della fonte. Eppure, la validità
dell’approccio rimane: solo per questa via
potremo capire come l’imprenditore, intellettuale
dell’organizzazione, ha riconosciuto nella
documentazione storica una parte del proprio progetto
complessivo e come se ne è riappropriato
applicando a questa il proprio sapere organizzativo.