Introduzione
  
                                    La nascita di Demoskopea
  
                                    Gli anni sessanta
  
                                    Gli anni settanta
  
                                    Gli anni ottanta
  
                                    Conclusioni
  
                                    Bibliografia di riferimento
                                  
                                  Introduzione
                                    Il presente articolo dà conto di una ricerca - in  corso di svolgimento – la cui prima ambizione è ricostruire, attraverso la  storia della società Demoskopea,  i percorsi che hanno caratterizzato la seconda generazione di istituti  d’opinione italiani, indagandone obiettivi, motivazioni e metodi di lavoro, anche  a partire dalle differenze che essi andavano marcando dalla capostipite tra le  imprese del settore, la Doxa di Pierpaolo Luzzatto Fegiz.
                                  Le brevi note metodologiche che seguono, così come i  contenuti esposti nell’articolo, derivano dallo scambio continuo di riflessioni  con Giuseppe Paletta, Direttore del Centro per la cultura d’impresa di  Milano;  il suo consiglio esperto, in tutte le fasi dell’indagine condotta finora, è  stato per chi scrive il principale sprone alla ricerca
.
                                  Quanto esposto di seguito rappresenta forse una  dimostrazione di come chi compia ricerca storica sull’impresa – e in particolar  modo sulle società di dimensione media o piccola – debba assumersi dei rischi.  Si tratta, pensiamo, di non farsi fermare dall’assenza di un archivio già  costituito, soprattutto quando, come nel caso qui analizzato, la raccolta di  testimonianze in profondità (sulla scorta anche di una consolidata letteratura  metodologica sulle fonti orali)
 permette di far emergere,  gradualmente, anche la documentazione – le carte – che gli intervistati hanno  conservato nel tempo (in questo caso, anche a distanza di anni dall’interruzione  del rapporto con Demoskopea)
. Del resto l’impresa, "punto di coagulo di una memoria prodotta in  modo cooperativo da un insieme di attori economici"
 lascia tracce della propria  storia attraverso l’azione plurale di tutti coloro hanno contribuito a farla  esistere
; e – elemento forse ancora più  importante – allo stesso modo definisce la propria identità nel presente:  motivo per cui la memoria ha ricadute organizzative che gli imprenditori,  crediamo, non dovrebbero trascurare. 
                                    L’articolo che presentiamo al lettore può dunque  creare, relativamente alla storia di Demoskopea, una ulteriore pista  informativa, favorendo un ulteriore ciclo di testimonianze sia di quanti già lo  hanno fatto, sia di chi si senta sollecitato dalla lettura. Inoltre la  documentazione cartacea – ricerche, riviste aziendali, documenti - che è andata  organizzandosi durante le interviste (grazie appunto ai testimoni), potrebbe  ulteriormente arricchirsi, permettendo la ricostituzione di un archivio. 
                                    Il testo che presentiamo non è solo il frutto del  ricordo orale e dei documenti citati; chi scrive ha potuto riferirsi  all’indispensabile archivio dell’anagrafe imprese presso la Camera di  Commercio di Milano,  necessaria alla ricostruzione delle fasi di 
vita della Demoskopea a partire  dalla sua fondazione nel 1965 (l’obiettivo di questo articolo – esposto sopra -  e le esigenze di brevità rimandano ad altri scritti, da realizzarsi, la  descrizione puntuale di tutti i passaggi istituzionali che hanno visto e vedono  tuttora protagonista questa impresa).
                                     
                                  
                                    
                                      La nascita di  Demoskopea 
                                           | 
                                        | 
                                    
                                  
                                  La  costituzione di Demoskopea, nel luglio del 1965, rappresenta l’inizio di una  nuova fase nel panorama – assai giovane e finora poco studiato – delle società  italiane di indagine sociale e di mercato. Negli anni 
del "miracolo  economico" si assiste infatti a quella che Sandro Rinauro ha definito "la nascita della seconda generazione  di istituti d’opinione italiani"
, processo caratterizzato dalla  progressiva diffusione delle indagini di mercato e, al contempo, dalla radicale  innovazione delle stesse, sia sul versante metodologico, sia sul piano delle  strategie (mercati di riferimento, committenti, tipo di sguardo sulla società  in tumultuosa trasformazione). 
                                    
                                    Giampaolo  Fabris e Carlo Erminero decidono di dar vita a Demoskopea – insieme a Bartolo  Mardesich, Mario Gola, Tullio Bonaretti, Rossana Locatelli, Nedda Penne-,  stabilendone la sede in Via Podgora a Milano.   Fabris ha già maturato un’esperienza nella Attwood 
(società inglese  successivamente assorbita dalla stessa Demoskopea) e soprattutto nella Doxa di  Pierpaolo Luzzatto Fegiz, l’uomo che nel 1946 aveva introdotto in Italia le ricerche  d’opinione.
 Può inoltre contare sugli  insegnamenti del suo relatore presso l’Università di Pisa, lo statistico Guglielmo  Tagliacarne, autore nel 1951 – con   Luzatto Fegiz e George Gallup -, del primo manuale italiano di sondaggi  di mercato.
                                    
                                    Anche Carlo  Erminero, che insieme a Fabris costituisce la direzione strategica di  Demoskopea - occupandosi prevalentemente di metodologia della ricerca  quantitativa, e delle sue applicazioni allo studio del mercato editoriale e  pubblicitario - proviene da Doxa e intende marcare da essa una differenza  metodologica accompagnata dalla ricerca di un nuovo target di committenti.    
                                    La tesi di  laurea di Giampaolo Fabris, Prospettive e  limiti dell’applicazione delle ricerche motivazionali allo studio del mercato, includeva nel titolo gli "ingredienti" della svolta che si  traduce nell’istituzione di Demoskopea: lo spostamento del baricentro  strategico dall’indagine d’opinione alla ricerca di mercato, e la conseguente  scelta di privilegiare una committenza privata a quella – prevalentemente  pubblica – su cui allora lavorava Doxa. Si tratta di un punto fondamentale,  perchè consente allo storico di osservare i successivi sviluppi dell’impresa  Demoskopea riferendosi costantemente ai fattori intellettuali e di mercato che  di questa società hanno rappresentato le premesse. 
                                  Fabris ed  Erminero lasciano la Doxa proprio perché insoddisfatti del profilo complessivo  di quella grande società. I due, insieme a Bartolo Mardesich (che però  interrompe il rapporto con Demoskopea nel 1967), si concentrano sull’idea di un  istituto che metta al servizio del mercato un’attività ben bilanciata di  ricerche qualitative e quantitative, capace di avvalersi delle nuove metodologie  che proprio nei primi anni Sessanta si affacciano sulla scena italiana. Si  tratta delle ricerche motivazionali promosse da Ernest Dichter, attorno alle  quali ragionano alcune tra le personalità più coinvolte nel rinnovamento del  settore;
 Fabris, Francesco Alberoni,  Gabriele Calvi (il fondatore, nel 1972, di Eurisko), Giulia Camusso, Carlo  Carli, Marino Livolsi sono alcuni tra gli studiosi che – stabilendo nessi  molteplici tra ambienti accademici e imprese – si cimentano in questo  tentativo, come testimoniato da numerosi saggi apparsi sulla rivista Ricerche motivazionali (fondata nel 1964  e diretta dallo stesso Fabris; si pubblicano anche diversi articoli di Carlo  Erminero, sovente relativi al mercato pubblicitario) oltre che su Ricerche Demoscopiche, "bimestrale di indagini sociologiche e di  opinione pubblica della Demoskopea" (il cui primo numero è  pubblicato nel 1969).
                                    
La società  Misura, fondata da Piero Bassetti a Milano nel 1959 - costruita  sull’applicazione delle ricerche motivazionali e su una chiarissima  impostazione di tipo qualitativo - raccoglie alcune tra queste personalità, in  parte confluite in Demoskopea nel 1965 (è il caso di Giulia Camusso, psicologa  e – appunto – motivazionalista). 
                                    
                                  
                                    
                                      Gli anni sessanta 
                                           | 
                                        | 
                                    
                                  
                                                                      Il  mercato italiano degli anni Sessanta è dunque presidiato dalle tre realtà  citate – Doxa, Misura, Demoskopea, e il settore non si caratterizza per una  concorrenza agguerrita. Si tratta però di conquistare la committenza privata,  tradizionalmente aliena dagli investimenti nella ricerca
. Il primo contratto rilevante  per Demoskopea è una indagine di readership sulla stampa quotidiana (l’attuale Audipress), che consente alla  società di “istituzionalizzarsi” e acquistare nuove committenze, mentre va  definendosi la struttura interna, con una divisione funzionale del lavoro il  cui perno è rappresentato – come già detto - dalle figure di Carlo Erminero e  Giampaolo Fabris (attorno ai quali, negli anni, si formano professionalemente  alcuni dei nostri testimoni, come Marilù Faustinelli Bonetti – che però rimane  poco in Demoskopea – Alessandro Cortellazzo, Anna Zamboni, Giorgio Villa).  
                                    I profili  "complementari" dei due ricercatori  consentono a Erminero di sviluppare  prevalentemente le ricerche quantitative, inclusi una serie di servizi ad  andamento periodico o continuativo - quali il Panel famiglie, su cui tornerò, il  Panel librerie per editori come Feltrinelli, Mondadori, Rizzoli, e ricerche sul  mercato pubblicitario e sul mondo del credito -, cui associa la cura di buona  parte degli aspetti amministrativi, mentre Fabris si concentra su importanti  ricerche mirate, perlopiù qualitative. 
                                    Erminero,  riflettendo sulle differenze tra Demoskopea e Doxa in quegli anni, insiste sul  fatto che Doxa, occupandosi prevalentemente dell’analisi dell’opinione pubblica  (attraverso la ricerca statistica), non aveva sviluppato una cultura di servizi  alle imprese, cioè una cultura rivolta alla ricerca di marketing
. L’analisi dei comportamenti  svolta da Doxa, secondo Erminero, trascurava l’approfondimento delle  motivazioni: ciò implicava una difficoltà di comprensione dei comportamenti che venivano descritti (cosa che  invece - nell’ottica delle imprese industriali che avrebbero dovuto richiedere  le ricerche - sarebbe stata utile, determinante). Anche da questo, spiega  Erminero, dipende l’uscita sua e di Fabris da Doxa.
                                    Sono gli anni  in cui Giampaolo Fabris, intrecciando all’attività dell’impresa una costante  produzione editoriale, sviluppa uno dei suoi cardini teorici, diventato patrimonio  di Demoskopea: la necessità di studiare l’individuo come presupposto per comprenderne le scelte di consumo. Il consumatore dunque  non esiste; esiste e va studiata la persona all’interno della società  (impostazioni che si arricchiscono nella frequentazione da parte di Fabris di  George Katona, uno dei fondatori della psicologia economica).
                                  Demoskopea  conquista gradualmente committenze: alcune di esse sono società petrolifere:  l’impresa segue il lancio di Total   in Italia e collabora con Esso  e Shell. Importante  anche il settore alimentare: la Buitoni Perugina è il più grande cliente di  Demoskopea in questo ramo, e negli anni seguiranno Ferrero, Pavesi, Lavazza, Stock, Knorr  ed altre; e poi, tra i primi,  CGE, Candy, Unilever, Mondadori.  
                                    L’impresa  inizia a caratterizzarsi realizzando ricerche integrate (qualitative e  quantitative) molto vaste, raccogliendo intorno al nucleo dei fondatori circa  settanta collaboratori - provenienti da altre imprese o giovani laureati con  propensione alle ricerche motivazionali (alcuni di essi hanno poi dato vita  autonomamente a società demoscopiche) - e investendo in politiche di espansione  che, nonostante l’aumento sensibile dei costi, sono incentivate dal rilievo  acquisito sul mercato dal nome della società. 
                                    Tra le  attività di traino per lo sviluppo di Demoskopea, la ricerca OTP - un’indagine  periodica, di scala nazionale, sulla lettura dei giornali, finanziata  prevalentemente da editori e pubblicitari   - riveste un ruolo particolare e ambivalente: da un lato perché consente  alla Demoskopea della seconda metà degli anni Sessanta di applicare  intensivamente gli strumenti metodologici messi a punto in quella fase;  dall’altro perché la sua improvvisa sospensione da parte degli editori, nel  1972, costringe la società a licenziare circa un terzo dei dipendenti, proprio  nel momento in cui gli ingenti investimenti effettuati iniziano a tradursi in  utili d’esercizio. 
                                    
                                  
                                    
                                      Gli anni settanta 
                                           | 
                                        | 
                                    
                                  
                                    La  coincidenza con la generale crisi economica di inizio anni Settanta, più volte  richiamata nelle relazioni allegate ai bilanci, non frena però lo sviluppo di  Demoskopea, che nel frattempo ha trasferito e notevolmente ampliato la sede, da  Via Podgora ai nuovi uffici di Viale Majno. Le vicende del mercato editoriale  si intrecciano a quelle della società, inaugurando relazioni di lungo periodo  che sono altrettante "finestre" sulle trasformazioni della  società italiana: Demoskopea collabora infatti, a più riprese, con il periodico L’Espresso,  pubblicando sondaggi - cui il giornale solitamente dedica la copertina – in  occasione delle elezioni politiche e dell’elezione del Presidente della  Repubblica (1971), e sul tema del divorzio, (referendum sulla legge  Fortuna-Baslini, 1974). 
  

  
                                    Demoskopea  esegue inoltre le ricerche per la scelta del nome, il posizionamento e il  lancio del quotidiano La Repubblica;  lavora per Il Giorno (indagando  tra l’altro l’appetibilità – per i lettori – dell’introduzione di immagini a  colori sui quotidiani), cura ricerche di readership per La Stampa  (coinvolgendo, come collaboratori esterni, Stefano Draghi – professore di  metodi quantitativi per la ricerca sociale - e Angelo Pagani)
 e successivamente ne redige la  classifica Tuttolibri . 
                                    
Nella seconda  metà degli anni Settanta i sondaggi della società vengono sovente commissionati  e pubblicati da Panorama. Oltre a  ricerche  pre-elettorali su campioni particolarmente vasti (in occasione delle elezioni  politiche del 1977 e del 1979),  il  settimanale ospita dettagliati resoconti di sondaggi Demoskopea sulla trasformazione  della famiglia tradizionale, sull’aborto (in collaborazione con il Cisa di Emma  Bonino) e sulla nuova fisionomia della popolazione universitaria.
                                    
                                    Sebbene,  come accennato sopra, Demoskopea tenda per vocazione a privilegiare il rapporto  con il mercato, offrendo strumenti per una committenza composta da imprese, le  collaborazioni citate – unitamente alle apparizioni su RAI 2  per le proiezioni  elettorali del 1979 - costituiscono il trait  d’union con la sfera della politica, che proprio in quel periodo comincia a  considerare con sguardo nuovo (anche nella sinistra, tradizionalmente  sospettosa e scettica nei confronti delle ricerche di opinione) lo strumento  del sondaggio, tanto da determinare negli anni successivi il fenomeno che altri  hanno chiamato sondomania e che non  può essere oggetto di questo breve intervento, se non per rimarcare proprio il  carattere di transizione degli anni Settanta. 
                                    Quanto qui  preme sottolineare è che il caso di Demoskopea esemplifica la permeabilità  degli istituti di ricerca alle correnti culturali ed economiche che  attraversano la società, e con essa il mondo delle imprese; queste ultime,  interessate tra le due guerre da un lento processo di ricezione delle tecniche  di razionalizzazione produttiva, hanno poi faticato moltissimo a dotarsi degli  strumenti atti a razionalizzare la distribuzione; si pensi – e qui possono  collocarsi le speranze e i tentativi, da parte di  Demoskopea, di indirizzare la propria  committenza – alla ritardata adozione nel mercato italiano delle ricerche sulla  pianificazione e sull’efficacia della pubblicità. In questo campo Demoskopea  interviene, sempre in relazione con il mercato editoriale, con un controllo  periodico sulla pubblicità a stampa – IPS – costituendo una banca dati composta  da migliaia di annunci pubblicitari e impegnando il gruppo di ricercatori nella  definizione di profili molto accurati dei lettori da intervistare.  
                                    Anche le  indagini Omnibus, largamente utilizzate da  Demoskopea a partire dal 1975, suppliscono alla scarsa propensione  all’investimento da parte delle imprese.
In uno stesso questionario, somministrato ad un nutrito  numero di individui e famiglie attraverso interviste personali, vengono infatti  inserite domande commissionate da diversi clienti, e i risultati dell’indagine  permettono di verificare 

preferenze, comportamenti d’acquisto, ricordo della  pubblicità.
 
                                    
                                    Nella  direzione dello studio dei comportamenti e della loro evoluzione nel tempo, con  possibilità di indagine su vasta scala, viene costituito negli anni Settanta il  Panel Famiglie, mentre già da tempo si effettuano ricerche motivazionali molto  accurate; citiamo il caso dell’indagine svolta nel 1969 per la 
Zanussi, il cui obiettivo è  verificare l’atteggiamento verso la possibile produzione e commercializzazione  dei primi videoregistratori. In questo caso gli strumenti di rilevazione  comprendono 60 colloqui 

eseguiti in diverse città d’Italia da psicologi  collaboratori esterni di Demoskopea, seguiti da riunioni di gruppo. I risultati  dell’indagine illustrano l’atteggiamento del campione nei confronti della Tv e  degli altri mass-media, e comprendono l’intera fase di vita del prodotto da  realizzare (aspettative dei possibili consumatori in relazione al funzionamento  dello strumento, ai canali di distribuzione, ai prezzi, alla significatività  dei nomi proposti).
                                    
                                    Come  detto, le ricerche motivazionali sull’evoluzione del mercato presuppongono per  Demoskopea lo studio degli individui, e l’ampiezza delle indagini effettuate  restituisce spesso al lettore - e alle imprese – uno spaccato della società in  trasformazione. Durante il convegno nazionale “Il mercato e la donna” (Genova,  21-23 novembre 1968), 

Demoskopea presenta una ricerca, 
La donna consumatrice, che indaga – parallelamente al progressivo  ampliarsi del ruolo della donna nelle decisioni di acquisto – il mutamento  della sua posizione nella società, in relazione alla famiglia, al lavoro, al  tempo libero; e nella relazione introduttiva di Fabris (la ricerca è stata  coordinata da Giulia Camusso) si attacca 
"(…)  il nuovo mito (ma vecchio modello) di donna angelo del focolare (…)". 
                                    
                                    Gli  esempi riportati, che naturalmente rappresentano solo un frammento delle  attività di Demoskopea, ci consentono di comprendere l’importanza attribuita  dalla società alla messa a punto, sulla base di esperienze francesi alle quali  Demoskopea si collega, del metodo 
3SC, un  monitoraggio iniziato nel 1977, proposto ad un ampio gruppo di grandi imprese  italiane – prima tra queste la 
FIAT –  e considerato da Giampaolo Fabris un  nuovo modo di studiare il mercato: si tratta 

di analizzare i trends sociali e  fornire alleimprese gli scenari di cambiamento, calandoli poi nei singoli  comparti produttivi (fashion, automotive, ecc) con la possibilità per i  committenti di inserire domande specifiche.
                                    La  collaborazione di Demoskopea con la televisione pubblica, cominciata alla fine  degli anni Sessanta, segue diversi filoni: il Servizio Opinioni RAI commissiona  alla società indagini approfondite, quali ad esempio 
Televisione e bambini. L’ascolto della televisione da parte dei bambini  da 0 a 3 anni (1975). 
                                    



                                    Lo  stesso servizio re0alizza, ad uso interno, sintesi dei sondaggi Demoskopea  pubblicati sui periodici (nel 1970 furono trascritti i risultati su un  sondaggio relativo al comportamento dei giovani, apparso su 
L’Espresso). 
                                    
                                    Negli anni  Novanta la collaborazione con la RAI proseguirà sia attraverso apparizioni  televisive dei membri di Demoskopea, sia tramite sondaggi commissionati dal  servizio pubblico (
Gli italiani e la  televisione, 1996; 
Tivù delle mie  brame. Quello che gli italiani guardano e quello che vorrebbero guardare,  1996; 
La riorganizzazione dei palinsesti  di Radio RAI, ipotesi “grafiche”, 1999).
                                    
                                    

                                    Da citarsi  inoltre, per la rilevanza dei soggetti coinvolti, gli impegni di Demoskopea su  committenza del settore bancario: le ricerche svolte per l’
ABI  in occasione del lancio in Italia del  servizio bancomat e quelle di marketing per il 
Banco di Napoli,  curate da Carlo Erminero.
                                   

Dell’attenzione nell’impresa per le correnti  ideali attive nella società – legame multiforme di cui abbiamo ampiamente dato  conto - si trova ulteriore traccia in un lavoro di metà anni Ottanta: 
Una Repubblica migliore per gli italiani.  Sondaggio Demoskopea sulle proposte di riforma della Costituzione del Gruppo di  Milano (coordinato da Gianfranco Miglio), 
maggio 1985
.  
                                    
                                    Si  è accennato ai collegamenti  internazionali. Demoskopea collabora dal 1970 alla  redazione del codice ESOMAR/CCIA (codice professionale dei ricercatori  europei); partecipa allo sviluppo di un network internazionale – il RISC – di  società che condividono impostazioni e metodo di lavoro; nel 1980 entra nella  rete IRIS, composta da istituti europei tra loro coordinati per lo svolgimento  di ricerche internazionali. In seguito stabilisce collegamenti con il gruppo 
Sherman (USA)  e il gruppo  Mori

.
                                    
                                  
                                    
                                      Gli anni ottanta 
                                           | 
                                        | 
                                    
                                  
                                   La fine degli anni Settanta è  caratterizzata da cicliche incertezze finanziarie e ripetuti aumenti di  capitale, con bassi margini di remunerazione dello stesso.  Nel 1980, Demoskopea cambia nuovamente sede,  trasferendosi negli uffici di via Bixio. Gli anni che seguono porteranno al  distacco di Giampaolo Fabris da Demoskopea (la sua decisione di uscire dal  consiglio di amministrazione è del 1983)
 e all’ingresso di nuove figure  nella struttura della società, che nel 1986 realizza accordi di licenza con il  gruppo AIM-Sherman e ottiene le più importanti ricerche italiane sui mezzi  stampa - ISPI e ISEGI - procedendo poi alla trasformazione della struttura  operativa (tre nuove divisioni: marketing, editoriale, comunicazione) e  istituendo un reparto ad hoc per le ricerche motivazionali. L’anno dopo  Demoskopea partecipa alla costituzione di Computel (realizzazioni di inchieste  telefoniche; la società sarà incorporata nel 1990) e, in seguito a nuovi  aumenti di capitale, si trasforma in società per azioni
. 
                                    
                                  
                                    
                                      Conclusioni 
                                           | 
                                        | 
                                    
                                  
                                    Come accennato in apertura del presente scritto, si è inteso qui  fornire gli spunti per uno studio sulla “seconda generazione” di istituti  italiani d’opinione e di ricerche di mercato, apertasi negli anni Sessanta con  la costituzione di Demoskopea (della quale si è tentato di delineare ascendenze  e distanze dalla capostipite Doxa), cui si aggiunge a partire dal 1972  l’Eurisko di Gabriele Calvi. L’evoluzione di queste imprese negli anni  Sessanta, Settanta e Ottanta, se da un lato – proprio grazie alla specifica  funzione di “ricettori” delle trasformazioni sociali – consente di cogliere i  segni delle grandi evoluzioni culturali e dei nuovi orientamenti al consumo,  dall’altro può offrire, se studiata approfonditamente e in ottica comparata,  alcune risposte alla domanda di fondo, accennata anche nel corso di questo  scritto, sui motivi della tardiva adesione delle imprese italiane alla  produzione marketing oriented e all’indagine di mercato. 
  Infine, il caso di Demoskopea e delle altre imprese di marketing ed  opinione pubblica “di seconda generazione” dovrebbe permettere di leggere più  nitidamente la fase in cui – tra la fine del boom e le crisi di metà anni Settanta  – il restringimento degli spazi di mercato avrebbe dovuto indurre le imprese a  un ricorso massiccio agli strumenti – del resto rinnovatisi, come si è detto –  forniti loro dalle società demoscopiche. Ciò è avvenuto solo parzialmente, e  l’attuale situazione di grande frammentazione del settore di cui parliamo (a  dispetto del ciclico dibattito sulla “sondomania”) dovrebbe rappresentare una  ulteriore sollecitazione agli studi. 
                                  Bibliografia di riferimento