Il progetto “La Liguria del saper fare si  racconta”
                              Anche i vangeli derivano dalle fonti orali
                              Perché iniziamo dalla siderurgia di Cornigliano
                              Il comparto marittimo portuale e cantieristico
                            
                              Il progetto “La Liguria del saper fare si  racconta"
                              
                              
Finalmente, grazie al sostegno  della Compagnia San Paolo di Torino, si è potuto  concretizzare un obiettivo perseguito da lunghi anni: il progetto “La Liguria del saper fare si  racconta”,  ovvero la costituzione di un archivio audiovisivo delle fonti orali  dell’imprenditoria e del lavoro liguri. Da una parte, è già stata avviata la  raccolta di testimonianze orali provenienti da diversi ambiti, dall’altra è in  programma la videoregistrazione di storie di vita e di lavoro a partire dalla  siderurgia e dal comparto cantieristico e marittimo-portuale. Un’altra scelta riguarda  le persone in età avanzata da intervistare subito per la loro riconosciuta ricca  esperienza professionale. Il progetto, pur iniziando da Genova, si allargherà  alle altre tre province della regione (Imperia, Savona, La Spezia) cercando di  cogliere le loro peculiarità produttive.   Il punto di forza dell’iniziativa è l’apertura di una sala situata  all’interno della Fondazione Ansaldo e tecnologicamente attrezzata per la  conservazione, la raccolta e la successiva consultazione. La storia del lavoro  e dell’impresa ligure avrà così una molteplicità di fonti accessibili ai  ricercatori: dai documenti cartacei ai filmati, dalle fotografie alle  testimonianze orali. L’iniziativa intende inoltre rispondere all’esigenza di  promuovere un dialogo intergenerazionale con gli studenti delle scuole  superiori; a tal fine, d’intesa con due associazioni degli insegnanti (Cidi e  Uciim)  sarà predisposto  un apposito programma d’attività.  Nello svolgimento del piano operativo ci  siamo avvalsi delle conoscenze maturate nel trattamento delle fonti orali sia  in ambito nazionale che internazionale, peraltro ben riassunte nell’analisi di Roberta Garruccio pubblicata  nel secondo numero della nostra rivista.
                              
                               In  riferimento alla mia più recente esperienza ho partecipato a due iniziative che  mi hanno permesso di sperimentare, su vasta scala, l’uso delle fonti orali.  Nella prima, svoltasi nell’ambito dell’evento Genova 2004 capitale europea della cultura, ho coordinato i lavori  dei tavoli tematici costituiti sulla base di parole-chiave per sollecitare la  partecipazione dell’associazionismo culturale. 
                            
Una di queste si chiamava “ricordo-memoria” e le  testimonianze del mondo del lavoro (in gran parte provenienti dalla grande  azienda metalmeccanica) sono state inserite nel capitolo “fabbrica” del volume  pubblicato (
Genova 2004 in viaggio con le  associazioni (a cura di S. Vento), De Ferrari Editore, Genova, 2004). Molti  incontri sono stati registrati e alla fine del percorso, per una valutazione  complessiva su come i rappresentanti delle associazioni avevano vissuto il  2004, abbiamo effettuato 160 interviste (89 donne e 71 

uomini) individuali  e  di gruppo (con 3-7 persone) registrate  su nastro. 
 
                               
   Poiché la partecipazione ai  tavoli tematici aveva coinvolto prevalentemente classi d’età medio-alte,  durante l’inchiesta un’attenzione particolare è stata rivolta alla presenza  giovanile in associazioni o luoghi particolari (intervistati 45 giovani pari al  28% del totale). Dall’inchiesta abbiamo rilevato un unanime giudizio positivo  sull’orgoglio ritrovato della città che per la prima volta è riuscita a  mostrare la sua ricchezza artistica e storica. La maggior parte degli  intervistati ha sollecitato una maggiore apertura dei luoghi istituzionali  della cultura ai cittadini (particolarmente apprezzati gli eventi di strada e i  momenti in cui i palazzi storici e musei sono stati aperti liberamente al pubblico).  
                              Queste interviste, semistrutturate e qualitative,  condotte “a caldo” per conoscere l’opinione di una parte dei cittadini attivi  rispetto ad un evento eccezionale, oggi, a quasi due anni di
 
distanza, fanno  parte della memoria storica della città.
 
   
                              L’altra  esperienza si riferisce al programma televisivo  
Storie. Genova, la memoria, il  futuro (in onda dal gennaio 2002 sull’emittente privata genovese  Telecittà)  realizzato, nella prima fase,  attraverso l’uso dei filmati industriali della Fondazione Ansaldo, integrati da  interviste a operai e managers protagonisti delle vicende narrate con  l’obiettivo di stabilire una costante dialettica tra passato e presente.
 Mai come durante le fasi di intenso  mutamento si percepisce, infatti, il bisogno di riflettere sul passato per  capire se esistono forme di comunicazione con il presente, e soprattutto, se le  vocazioni storiche, con le dovute innovazioni, possono prefigurare un possibile  futuro. Un’altra parte dello stesso programma (per complessive 38 puntate) è  stata dedicata alla storia dei quartieri dove ho verificato una diffusa  presenza di associazioni impegnate nel valorizzare i propri beni culturali  (monumenti, chiese, oratori, piazze) e nella voglia di raccontare le relative  storie. Anche in questa iniziativa, pur non avendo come finalità diretta la costituzione  di un archivio, ho accumulato un tale patrimonio di testimonianze orali  videoregistrate (e trasmesse dalla TV) che potrebbero essere utilizzate per  ricostruire aspetti di storia della città o di particolari identità produttive  (che si manifestano soprattutto con l’orgoglio professionale materializzato nel  prodotto). 
                              
   Data  la diffusione delle tv private in tutte le regioni, la consultazione dei loro  archivi (quando sono organizzati)  e  dell’enorme quantità di interviste contenute costituisce un materiale ricco di  potenzialità. Forse il lavoro più arduo richiesto al ricercatore è proprio quello  di sapersi districare in un mare di fonti sparse ovunque e sempre più numerose.  Penso che dovremmo cercare di stabilire canali di comunicazione tra l’archivio  istituzionale e le altre realtà che comunque fanno uso di testimonianze orali  per lo svolgimento del loro lavoro. Per quanto mi riguarda, il materiale delle  due iniziative descritte (cassette delle interviste registrate e dei programmi  televisivi) sono depositate presso l’archivio del progetto 
La   Liguria del saper  fare si racconta. 
   
   Dall’esperienza   diretta a qualche riferimento teorico. L’antropologo  francese 
Marc Augé propone il termine “surmodernità” per caratterizzare l’attuale fase  contrassegnata dalla produzione di  un  eccesso di informazioni, di interviste, di sondaggi, col quale il ricercatore  sociale deve fare i conti. Come sostiene 
Paola Carucci il  mezzo tecnico, le finalità e le modalità di produzione rappresentano elementi  costitutivi e condizionanti la vasta tipologia delle fonti orali. Si tratta,  innanzi tutto, di capire il contesto e gli obiettivi che una particolare  iniziativa si propone, nella consapevolezza che quel “politeismo metodologico”  di cui parla 
Pierre Bourdieu ci deve  stimolare ad uno sforzo continuo di riflessività, senza nessun pregiudizio.
   
                            
                            
                            
                              
                                Anche i vangeli derivano dalle fonti orali  
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                            Volendo cercare consonanze  lontane nel tempo (ma  sempre d’intensa  attualità e non solo per i credenti) penso alla straordinaria raccolta di fonti  orali che sono i vangeli o la stessa Bibbia ebraica.
  Dato che Gesù non scrisse nulla  direttamente, i quattro evangelisti (Matteo, Marco, Luca, Giovanni) trascrivono  le testimonianze orali dei primi apostoli. Lo dice esplicitamente Luca: “Dal  momento che molti hanno posto mano a comporre una narrazione dei fatti che si sono compiuti fra noi, secondo quanto ci hanno trasmesso coloro che  dall’inizio furono testimoni oculari, è parso bene anche a me, che da  principio ho investigato tutte le cose accuratamente, di scriverne…”
  Anche gran parte della  predicazione dei profeti della Bibbia fu raccolta, messa per iscritto e poi  sistemata dai loro discepoli. Il Talmud è un immenso archivio di migliaia di  pagine delle leggi orali ebraiche che vanno dai tempi della Bibbia sino a mille  anni dopo.
  
                            
                            
                            
                              
                                Perché iniziamo dalla siderurgia di Cornigliano 
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                             Per  tornare al nostro progetto, la scelta di iniziare dalla raccolta di storie del  lavoro siderurgico deriva dalla necessità di calarci in una realtà in  trasformazione qual è quella di Cornigliano, sede dello stabilimento costruito  nei primi anni cinquanta la cui area a caldo è in fase di smantellamento e sarà  restituita, con diverse destinazioni d’uso, alla città e al porto.
 
                              
                              A  Cornigliano vennero applicati i criteri di gestione mutuati dal modello  americano;  molti dirigenti e tecnici  trascorsero periodi di formazione negli stabilimenti siderurgici degli Stati  Uniti, soprattutto all’Armco Steel Corporation, in particolare un gruppo  di tecnici del reparto “Tempi e Metodi” vi soggiornò a lungo per studiarne il  sistema retributivo.
                              
                              Nel  campo delle relazioni industriali e della comunicazione si sperimentano i  sistemi più moderni esistenti in quel periodo. Il personale venne classificato  col sistema AVL (analisi e valutazione del lavoro, in inglese job evaluation),  si fece largo uso dell’intervista per conoscere il livello di soddisfazione  degli operai, l’azienda programmò una serie d’interventi tesi  a migliorare le condizioni sociali dei dipendenti.
                            
- costruzione di abitazioni per i lavoratori
                              - centri ricreativi
                              - colonie estive per i figli 
                              - feste aziendali
                              - gite e viaggi anche all’estero
                              - concessione di regali ai figli durante particolari  festività 

(Natale, la Befana)
 
                              
                              Tutto ciò garantì, per un lungo  periodo, una certa “pace sociale” che si prolungò fino a metà degli anni ’60.  Nel dicembre 1970, dopo una lunga ed estenuante lotta, venne firmato l’accordo  sindacale sull’inquadramento unico operai-impiegati superando così il sistema  AVL. Una lotta che sconvolse gli schemi tradizionali e risultò più intensa di  quella, ben più nota e famosa, dell’autunno caldo del 1969 costringendo tutti  le parti aziendali a misurarsi sui temi di una ridefinizione del lavoro: da  quello del posto occupato a quello della professionalità posseduta  da ogni singolo operaio.
                              
                              Sul  piano esterno, la comunicazione aziendale fa largo uso di periodici (con  particolare attenzione alla grafica curata da noti artisti) e di attività  teatrale, musicale e cinematografica. Tra gli artisti e gli intellettuali  coinvolti ricordiamo Eugenio Carmi, Carlo Fedeli, Claudio Bertieri, Flavio  Costantini, Lele Luzzati, Umberto Eco.
                              
                              
                            
                            
                              
                                Il comparto marittimo portuale e cantieristico  
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                             Si tratta di un comparto  produttivo che connota sia la storia che l’immagine attuale della città. Dalla  costruzione dei grandi transatlantici, nel cantiere navale di Sestri ponente,  alle società amatoriali, ai “camalli” e a tutte quelle attività che ruotano  intorno al ciclo della merce e della nave. Storicamente, il momento del varo rappresentava  la dimostrazione fisica di un’identità collettiva; costituiva l’aspetto  celebrativo più emozionante al quale partecipavano - oltre alle autorità  governative e ai lavoratori, tecnici e manager con le rispettive famiglie - un’immensa  folla entusiasta. Oggi il cantiere navale continua a costruire grandi navi non  più per i nostri emigranti ma per il turismo delle crociere.
  La raccolta di testimonianze  coprirà un ampio spettro di attività e saranno ricostruite numerose storie di  lavoro comprese quelle degli ufficiali e dei comandanti delle navi che fecero  la storia della marineria italiana. La triade “porto, flotta, cantiere” ritornerà  a rappresentare un pezzo significativo di storia genovese.