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Milano tra ricostruzione e globalizzazione. Dalle carte dell’archivio di Piero Bassetti, a cura di A. Canavero, D. Cadeddu, R. Garruccio, D. Saresella, prefazione di E. Decleva, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2011, pp. 279, € 20.
recensione di Vittore Armanni

 
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Gli atti del convegno che celebrava gli ottanta anni di Bassetti, organizzato a Milano nel 2008 dall’Università degli Studi, sono ora pubblicati col titolo Milano tra ricostruzione e globalizzazione. Dalle carte dell’archivio di Piero Bassetti: si tratta di ben 18 contributi e della trascrizione degli interventi alla tavola rotonda conclusiva preceduti da una puntuale introduzione di Roberta Garruccio che opportunamente richiama alcune questioni metodologiche scaturite dall’incrocio tra il testimone, le sue carte, l’oralità e la costruzione del sè.
A differenza del Giannino Bassetti, uscito nel 2004 per la cura di Roberta Garruccio e Germano Maifreda dove, come recita il sottotitolo, l’assenza di scritti aveva condotto la ricerca verso l’imprenditore raccontato, nel caso di Piero Bassetti, nipote di Giannino, l’archivio non solo è stato conservato, ma consta di 150 metri lineari ben organizzati ab origine, ed è dunque una fonte ricca e articolata dalla quale non si può prescindere non solo per tracciare la biografia del soggetto produttore, ma anche, e qui sta il senso del volume, per far leva su quelle carte con finalità più ambiziose del titolo: tracciare una storia a più voci delle principali istituzioni amministrative italiane (comune, regione, camere di commercio) e in generale della rete della rappresentanza attraverso le lenti di Piero Bassetti.
Che la riflessione di Bassetti sia stata spesso anticipatoria e che la pratica nell’impresa di famiglia e nelle istituzioni, tra privato e pubblico, abbia garantito l’opportunità di osservare da vicino le dinamiche evolutive della società e dell’economia era già noto; il volume ha tuttavia il merito di scomporre le tessere di un mosaico del quale, come piacerebbe a Bassetti (ma non si può non notare invece che nel loro insieme i contributi soffrono talvolta di accademica ridondanza), avevamo sinora apprezzato più la visione d’insieme che il dettaglio.
Questo viaggio al centro di Milano e della Lombardia, con un occhio rivolto allo Stato, vive proprio della dicotomia globale/locale che in anni recenti ha condotto, come è noto, all’esperienza di Globus e Locus: Bassetti è ancora studente universitario quando ha l’opportunità di frequentare la Cornell University, parla inglese, è atleta di livello olimpico, si laurea all’Università Bocconi. È insomma fin da subito proiettato in una dimensione internazionale che, unitamente alla curiosità intellettuale, gli fornisce gli strumenti per comprendere meglio di altri l’Italia del boom economico, mentre la militanza politica e soprattutto l’esperienza amministrativa nel consiglio comunale di Milano che culmina con la nomina ad assessore al bilancio dal 1960, lo rende, si scrive, uno dei «padri costituenti» di Regione Lombardia, tanto da diventarne il primo presidente (1970-1974), ma Bassetti è anche deputato al Parlamento tra 1976 e 1982 e presidente dell’Istituto per le relazioni tra l’Italia, i Paesi dell’Africa, dell’America Latina e del Medio Oriente (Ipalmo) tra 1976 e 1988.
Nella fase successiva predomina invece l’impegno nel sistema camerale: abbandona il Parlamento per assumere la presidenza della Camera di commercio di Milano, promuovendo la seminale legge di riforma delle Camere di commercio – volta ad attribuire alle Camere funzioni di rappresentanza territoriale per l’intero sistema delle imprese – che sarà promulgata nel 1993, ma prestando la sua opera anche come presidente di Unioncamere e di Assocamerestero.
Molti dunque i temi trattati, come ricorda Sapelli: autonomie, rappresentanza degli interessi, governo del territorio, rapporto tra rappresentanza territoriale e rappresentanza funzionale.
La sintesi tuttavia sembra risiedere nella lunga ricerca di una nuova statualità che potesse contemperare reti locali e allo stesso tempo globali anzitutto in una regione complessa come la Lombardia, poi, in una visione più ampia, in un nuovo dialogo tra politica e, come si usava dire, «paese reale».

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