L’impegno con cui l’Unione  italiana delle Camere di commercio,  persegue da tempo lo scopo di  conservare  e valorizzare il proprio patrimonio documentale e di promuovere la ricerca  sulle vicende storiche del sistema camerale, se non è unico tra gli istituti di  rappresentanza funzionale dell’attività economica del paese, certamente spicca  per continuità, mole e qualità. Il Dizionario  biografico dei presidenti delle Camere di commercio italiane (1862-1944), testé  pubblicato a stampa per i tipi dell’editore Rubbettino, realizza infatti con  ritmo praticamente regolare un ulteriore passo avanti su un cammino coerente,  già segnato dai due grandi quadri storici del sistema camerale nazionale e delle  sue propaggini estere, apparsi rispettivamente nel 1997 e nel 2000. A differenza delle  due precedenti “summae”, questo Dizionario è un lavoro “seminale”, un repertorio (in due tomi di complessive 1240 pagine)  di informazioni su circa 1100 leader delle Camere di tutto il paese del periodo  tra l’Unità e il 1944: una messe davvero imponente di dati per la prima volta  raccolti “sul campo” e messi a disposizione di ulteriori ricerche, alle quali  l’intelligente impostazione dell’opera apre la strada mediante le indicazioni  archivistiche e bibliografiche di cui ogni scheda biografica è corredata. 
 Il  corpus delle biografie dei presidenti elettivi è integrato, in fondo al secondo  volume, da schematici curricula del personale prefettizio entrato in scena dapprima  con i commissariamenti (1924-1926) e poi con la trasformazione delle Camere in  Consigli provinciali dell’economia (dal 1927 alla cessazione dell’ordinamento  fascista). In appendice, infine, si trovano elencati i delegati di turno in  turno designati dalle Camere alle cariche direttive dell’Unione dalla formazione  di questa alla sua liquidazione (1901-1928): una luce aggiuntiva sulla  consistenza delle leadership camerali, dato che spesso tali delegati erano imprenditori  diversi dai presidenti.
 Presentando  questo complesso di dati – che di per sé fa dell’opera una reference work di valore permanente – il padre delle due storie  dell’Unione sopra ricordate, Giulio   Sapelli,  fedele al suo ruolo tiene ad attirare l’attenzione del lettore soprattutto sull’importanza  del saggio storico con cui Giuseppe   Paletta introduce il Dizionario:  «una tappa fondamentale – è il giudizio di Sapelli – nello studio delle élite  economiche italiane e della struttura della rappresentanza funzionale di esse». 
Il saggio del  curatore del Dizionario (direttore  del Centro milanese per la cultura d’impresa) ha in effetti una doppia valenza. 
Da un lato esso prepara l’utente del repertorio ad una  corretta valutazione dei dati offerti dalle biografie, rievocando a tal fine le  vicende istituzionali delle Camere di commercio, ossia l’evoluzione delle norme  che tra il post-Risorgimento e il fascismo ne regolarono struttura e  funzionamento. Per un altro lato, attraverso tale ricostruzione il lettore viene  condotto ad una visione d’insieme a livello funzionale, nel periodo in  questione, non soltanto del sistema camerale ma del più vasto quadro del  sistema imprenditoriale nazionale, dall’angolo visuale dei rapporti tra  imprenditoria e politica, 

economia e Stato.
 
Un interrogativo con cui Paletta conclude la sua rievocazione  è «se, in una stagione importante della storia italiana, le Camere di commercio  non fossero diventate l’incubatore di nuove élite dirigenti cui l’avvento del  fascismo precluse la possibilità di maturare forme di espressione politica  autonoma», in quanto la trasformazione delle Camere in Consigli provinciali  dell’economia, lungi dal portare gli imprenditori al comando dello Stato  corporativo, semplicemente «garantì al fascismo l’occupazione di questo terreno  ad opera delle proprie oligarchie organizzative». Domanda ben posta, a giudizio  di Giulio Sapelli, con la quale «Paletta ci inizia alla comprensione del vero  cambiamento che l’Italia ha avuto nell’occaso dello Stato liberale e  nell’inveramento di quello fascista», e cioè «la rottura profonda che si  determinò nella partecipazione politica imprenditoriale con l’avvento della  dittatura fascista».
Sul valore  complessivo sia della ricostruzione storica sia del giudizio finale non v’ha ovviamente  luogo a dubbi. Viene tuttavia da chiedersi se opere analitiche di questa natura  non possano aprire la strada ad arricchimenti di visione, a “zoommate”  rivelatrici di fatti non irrilevanti sul piano economico: se cioè tra le pieghe  delle biografie e nei particolari della selezione dei leader locali non possano  emergere, sul retro dell’arazzo complessivo, frammenti di conoscenza che  mostrino punti di concorrenza sotto l’apparente monopolio e di conflittualità  dove parrebbe dominare il conformismo. Il dubbio – se vogliamo, “metodico” –  nasce dalla lettura stessa di queste schede biografiche, tratte da fonti spesso  formatesi al tempo in cui il conformismo era d’obbligo, e che in parecchi casi  presentano più dagherrotipie fisse che film di movimenti. Dubbio d’altronde  avvalorato da diverse suggestioni offerte dagli studi condotti nell’ultimo  ventennio sui sistemi locali, e non a caso, forse, ricordati da Paletta nel suo  saggio.
La ricerca  condensata nei due tomi del 
Dizionario  biografico si ferma, come si è detto, alla fine del regime fascista. Il  presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli, nella sua Prefazione all’opera  assicura che questa «analisi biografica sistematica della leadership camerale .  . . dovrà necessariamente essere estesa al periodo del secondo dopoguerra fino  ai giorni nostri» costituendo essa «uno strumento fondamentale per comprendere  se e in che misura le Camere di commercio abbiano rappresentato le rispettive 
business community e i rapporti e il  grado di affinità politica dei presidenti con le amministrazioni locali e  nazionali». Una promessa di continuità, e un auspicio di qualità della ricerca,  di cui non ci si può non felicitare.