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A cura di Giuseppe Paletta
Dizionario biografico dei presidenti delle Camere di commercio italiane (1862-1944)
Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2005

Recensione di Donato Barbone

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L’impegno con cui l’Unione italiana delle Camere di commercio, persegue da tempo lo scopo di  conservare e valorizzare il proprio patrimonio documentale e di promuovere la ricerca sulle vicende storiche del sistema camerale, se non è unico tra gli istituti di rappresentanza funzionale dell’attività economica del paese, certamente spicca per continuità, mole e qualità. Il Dizionario biografico dei presidenti delle Camere di commercio italiane (1862-1944), testé pubblicato a stampa per i tipi dell’editore Rubbettino, realizza infatti con ritmo praticamente regolare un ulteriore passo avanti su un cammino coerente, già segnato dai due grandi quadri storici del sistema camerale nazionale e delle sue propaggini estere, apparsi rispettivamente nel 1997 e nel 2000. A differenza delle due precedenti “summae”, questo Dizionario è un lavoro “seminale”, un repertorio (in due tomi di complessive 1240 pagine) di informazioni su circa 1100 leader delle Camere di tutto il paese del periodo tra l’Unità e il 1944: una messe davvero imponente di dati per la prima volta raccolti “sul campo” e messi a disposizione di ulteriori ricerche, alle quali l’intelligente impostazione dell’opera apre la strada mediante le indicazioni archivistiche e bibliografiche di cui ogni scheda biografica è corredata.
Il corpus delle biografie dei presidenti elettivi è integrato, in fondo al secondo volume, da schematici curricula del personale prefettizio entrato in scena dapprima con i commissariamenti (1924-1926) e poi con la trasformazione delle Camere in Consigli provinciali dell’economia (dal 1927 alla cessazione dell’ordinamento fascista). In appendice, infine, si trovano elencati i delegati di turno in turno designati dalle Camere alle cariche direttive dell’Unione dalla formazione di questa alla sua liquidazione (1901-1928): una luce aggiuntiva sulla consistenza delle leadership camerali, dato che spesso tali delegati erano imprenditori diversi dai presidenti.
Presentando questo complesso di dati – che di per sé fa dell’opera una reference work di valore permanente – il padre delle due storie dell’Unione sopra ricordate, Giulio Sapelli, fedele al suo ruolo tiene ad attirare l’attenzione del lettore soprattutto sull’importanza del saggio storico con cui Giuseppe Paletta introduce il Dizionario: «una tappa fondamentale – è il giudizio di Sapelli – nello studio delle élite economiche italiane e della struttura della rappresentanza funzionale di esse».
Il saggio del curatore del Dizionario (direttore del Centro milanese per la cultura d’impresa) ha in effetti una doppia valenza.

Da un lato esso prepara l’utente del repertorio ad una corretta valutazione dei dati offerti dalle biografie, rievocando a tal fine le vicende istituzionali delle Camere di commercio, ossia l’evoluzione delle norme che tra il post-Risorgimento e il fascismo ne regolarono struttura e funzionamento. Per un altro lato, attraverso tale ricostruzione il lettore viene condotto ad una visione d’insieme a livello funzionale, nel periodo in questione, non soltanto del sistema camerale ma del più vasto quadro del sistema imprenditoriale nazionale, dall’angolo visuale dei rapporti tra imprenditoria e politica, economia e Stato.
Un interrogativo con cui Paletta conclude la sua rievocazione è «se, in una stagione importante della storia italiana, le Camere di commercio non fossero diventate l’incubatore di nuove élite dirigenti cui l’avvento del fascismo precluse la possibilità di maturare forme di espressione politica autonoma», in quanto la trasformazione delle Camere in Consigli provinciali dell’economia, lungi dal portare gli imprenditori al comando dello Stato corporativo, semplicemente «garantì al fascismo l’occupazione di questo terreno ad opera delle proprie oligarchie organizzative». Domanda ben posta, a giudizio di Giulio Sapelli, con la quale «Paletta ci inizia alla comprensione del vero cambiamento che l’Italia ha avuto nell’occaso dello Stato liberale e nell’inveramento di quello fascista», e cioè «la rottura profonda che si determinò nella partecipazione politica imprenditoriale con l’avvento della dittatura fascista».
Sul valore complessivo sia della ricostruzione storica sia del giudizio finale non v’ha ovviamente luogo a dubbi. Viene tuttavia da chiedersi se opere analitiche di questa natura non possano aprire la strada ad arricchimenti di visione, a “zoommate” rivelatrici di fatti non irrilevanti sul piano economico: se cioè tra le pieghe delle biografie e nei particolari della selezione dei leader locali non possano emergere, sul retro dell’arazzo complessivo, frammenti di conoscenza che mostrino punti di concorrenza sotto l’apparente monopolio e di conflittualità dove parrebbe dominare il conformismo. Il dubbio – se vogliamo, “metodico” – nasce dalla lettura stessa di queste schede biografiche, tratte da fonti spesso formatesi al tempo in cui il conformismo era d’obbligo, e che in parecchi casi presentano più dagherrotipie fisse che film di movimenti. Dubbio d’altronde avvalorato da diverse suggestioni offerte dagli studi condotti nell’ultimo ventennio sui sistemi locali, e non a caso, forse, ricordati da Paletta nel suo saggio.
La ricerca condensata nei due tomi del Dizionario biografico si ferma, come si è detto, alla fine del regime fascista. Il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli, nella sua Prefazione all’opera assicura che questa «analisi biografica sistematica della leadership camerale . . . dovrà necessariamente essere estesa al periodo del secondo dopoguerra fino ai giorni nostri» costituendo essa «uno strumento fondamentale per comprendere se e in che misura le Camere di commercio abbiano rappresentato le rispettive business community e i rapporti e il grado di affinità politica dei presidenti con le amministrazioni locali e nazionali». Una promessa di continuità, e un auspicio di qualità della ricerca, di cui non ci si può non felicitare.


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