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L’Archivio storico del Monte di Pietà e della Cassa di risparmio di Genova
di Claudia Cerioli

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Introduzione
La storia
L’archivio

Introduzione

Gli istituti di credito italiani hanno ormai da tempo rivolto una particolare attenzione ai propri archivi, non più visti come un insieme di carte amministrative privo di qualunque interesse ma finalmente come un vero e proprio bene culturale da valorizzare e divulgare. La prima testimonianza di questa trasformazione culturale risale al 1956 con la pubblicazione, a cura dell’Associazione bancaria italiana della grande opera Archivi storici delle aziende di credito, a cui fecero seguito gli inventari degli archivi delle maggiori banche italiane come la Banca d’Italia, il Monte dei Paschi di Siena, la San Paolo, e la Banca di Roma e altri.
È su questa scia che si colloca la recente pubblicazione dell’inventario dell’Archivio storico del Monte di Pietà e della Cassa di risparmio di Genova, risultato di un progetto nato nel 2000 per volontà della Banca Carige e della Soprintendenza archivistica per la Liguria, grazie al quale è diventato finalmente fruibile da chiunque anche il ricco patrimonio documentario dell’istituto di credito ligure, testimonianza di un’attività plurisecolare che portò l’antica Casana dei Genovesi – così venivano tradizionalmente chiamati i banchi di pegni privati – a diventare con la metà degli anni novanta un esempio di banca universale, ad entrare in borsa e cambiare la propria ragione sociale in Banca Carige spa-Cassa di risparmio di Genova e Imperia.

La storia

Il Monte di Pietà di Genova venne fondato nel 1483 dal Beato Angelo da Chivasso grazie ai cospicui finanziamenti del Banco di San Giorgio, dell’Ufficio di Misericordia e dell’Ospedale di Pammatone. La sua attività era caratterizzata soprattutto da due compiti: il prestito su pegno, destinato a tutti coloro che si trovavano in temporanea indigenza, e la gestione di depositi fiduciari fruttiferi per rendere possibile il prestito. Con un assetto che rimase praticamente invariato per circa quattro secoli, il Monte di Pietà riuscì a superare congiunture particolarmente negative quali il sacco di Genova da parte dei Lanzichenecchi di Carlo V del 1522, che ne devastò anche la sede, la grande pestilenza del 1657 che ridusse di circa due terzi la popolazione genovese, il bombardamento francese del 1684, fino a sopravvivere alla stessa Repubblica aristocratica di Genova, caduta nel 1797. La prima grande riforma avvenne solo nel 1846 quando, dopo l’annessione della Liguria al Regno sardo, Carlo Alberto firmò il Regio brevetto che autorizzava il Monte di Pietà ad istituire una Cassa di risparmio «da aggregarsi allo stesso Monte». Solo due anni dopo vennero aperti al pubblico gli sportelli del nascente istituto denominato “Cassa di risparmio presso il Monte di Pietà di Genova”.
In seguito ai grandi cambiamenti legislativi avvenuti a livello nazionale, nel 1895 la Cassa di risparmio di Genova iniziò una nuova fase di sviluppo, mantenendo comunque accanto alla nuova denominazione anche la vecchia dizione Monte di Pietà, successivamente modificata in Monte dei pegni, giudicata più rispettosa nei confronti di chi doveva farvi ricorso. Si dotò quindi di un proprio statuto, vennero effettuate importanti riforme amministrative, e pur continuando a prestare particolare attenzione al prestito su pegno, si adottarono particolari misure aventi lo scopo di ottenere un più netto rafforzamento patrimoniale. Nel 1929 un decreto del governo obbligò la Cassa ed il Monte, che fino a quel momento erano comunque rimasti due istituti separati, ognuno con il proprio statuto, patrimoni distinti e presidenti diversi, alla fusione in quanto il Monte non raggiungeva i cinque milioni di depositi fiduciari previsti dalla legge. Fu questo l’inizio di una nuova trasformazione che portò dieci anni più tardi, nel 1939, alla definitiva scomparsa del Monte dei pegni: l’istituto prese infatti la denominazione esclusiva di Cassa di risparmio di Genova, mantenendo al suo interno solo un’apposita sezione dedicata al prestito su pegno.
Da quel momento in poi la storia della Cassa fu caratterizzata da un costante sviluppo: nel 1946 venne celebrato il secolo d’attività,  nel 1966 venne terminata la costruzione della nuova sede nel centro storico di Genova, e solo un anno più tardi, nel 1967, assunse la denominazione di Cassa di risparmio di Genova e Imperia, allargando inoltre i propri interessi al nord ed al centro Italia con l’apertura di numerose filiali. Su questa solida base negli anni novanta si attuarono quelle importanti innovazioni strutturali che portarono la Banca Carige-Cassa di risparmio di Genova e Imperia a diventare un gruppo finanziario polifunzionale a livello internazionale.

L’archivio

La documentazione pervenutaci riflette fedelmente la complessità della storia dell’istituto, ed attraverso le 2.356 unità archivistiche che ne costituiscono l’Archivio è possibile ricostruirne quasi tutti i passaggi fondamentali, coprendo un arco cronologico che va dal 1484 al 1967, con eccezioni fino al 1971, sebbene la parte più consistente sia relativa all’Ottocento ed al Novecento.
L’inventario (Banca Carige-Cassa di risparmio di Genova ed Imperia, L’Archivio storico del Monte di Pietà e della Cassa di risparmio di Genova (1483-1967). Le carte della memoria. Inventario a cura di A. Frassinelli, S. Patrone e M.L. Piombino, Genova, 2007) è strutturato in due fondi principali, il Monte di Pietà e la Cassa di risparmio di Genova, a cui si aggiungono due fondi aggregati, la Cassa di risparmio di Chiavari, divenuta nel 1926 filiale della Cassa di risparmio di Genova, ed il Banco Rossi & c., un piccolo fondo archivistico costituito da due soli registri e 147 libretti di risparmio al portatore e nominativi.
Ogni fondo si articola a sua volta in partizioni, serie e sottoserie, corredate da brevi introduzioni. All’interno di esse  la schedatura è stata effettuata a livello delle singole unità, tenendo conto dei cambiamenti di ragione sociale dell’ente produttore, e fornendo preziose informazioni tra cui il luogo della stesura, eventuali titoli originali, estremi cronologici, la tipologia dell’unità e la sua consistenza, segnature originali, lo stato di conservazione, la presenza di copie dello stesso documento ed eventuali note. Inoltre per facilitare e rendere più agevole la ricerca i curatori dell’opera hanno anche messo a disposizione una cronologia essenziale e due appendici: la prima contenente le trascrizioni dei documenti notarili e delle bolle papali, la seconda l’elenco dei membri degli organismi sociali fino al 1989.
Con la stesura dell’inventario, la Banca Carige non ha però concluso gli interventi che si era inizialmente prefissata per la valorizzazione del proprio Archivio storico. Oltre alla salvaguardia della documentazione già conservata, allo scopo di incrementare il proprio patrimonio l’istituto sta predisponendo delle procedure per le operazioni di selezione del materiale documentario di uso non più corrente, sia prendendo ad esempio le norme utilizzate da altri istituti bancari, sia sulla base delle Linee guida per la selezione dei documenti negli archivi delle banche, le più recenti e dettagliate indicazioni in merito allo scarto, pubblicate a cura dell’Associazione bancaria italiana a Roma nel 2004.

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