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                                Il "progetto memoria" sulla siderurgia piombinese 
                                    di Angelo Nesti
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                            L’8 aprile 2008 si  è tenuto presso la   Fondazione Ansaldo di Genova un incontro tra Aipai (Associazione  italiana per il patrimonio archeologico industriale) e la Lucchini spa per dare  corpo ad un progetto di salvaguardia della memoria collegato alla demolizione  dell’altoforno di Piombino.   La scomparsa dell’altoforno, ultimo di una batteria  di quattro, è considerata imprescindibile per i piani di sviluppo dell’azienda:  tra quelli più stringenti vi è la necessità di liberare l’attuale zona di  sversamento delle loppe per ricollocarla in un’area prossima all’acciaieria con  la contestuale introduzione di una tecnologia meno inquinante di abbattimento  dei fumi. L’azienda ha poi fatto presente che il piano di sviluppo industriale  ha avuto l’appoggio dell’amministrazione comunale e di buona parte del  movimento sindacale. 
                               A  fronte di questo grave passo l’azienda ha proposto all’Aipai di gestire tutte  le operazioni che l’associazione avrebbe ritenuto necessarie per salvaguardare  la memoria industriale del luogo. Questo passo ha rappresentato un  significativo cambio di rotta nella politica dell’azienda e nei rapporti con il  territorio, poiché le precedenti demolizioni sono avvenute senza che ci fosse  la possibilità di dialogare su soluzioni alternative, né di mettere in campo  una ricerca volta a documentare l’esistente e la successiva demolizione. 
                              L’Aipai  nei giorni successivi ha preparato le linee di massima di un progetto di  ricerca sulla base della discussione tenuta presso la Fondazione Ansaldo,  articolandolo in una serie di punti e introducendolo con una premessa volta a  chiarire le responsabilità di un atto così importante come la demolizione di un  altoforno.  
                              I  punti salienti del progetto riguardano: 
                            
                              - la costituzione di un centro di documentazione, inteso come  necessaria premessa del Parco museo del ferro già previsto a suo tempo  dall’amministrazione comunale, e come luogo di conservazione, di fruizione e di  comunicazione di quanto il progetto complessivo riuscirà a raccogliere. Nella  costituzione dovranno essere coinvolti l’azienda, il comune, le università toscane,  i sindacati, la   regione Toscana e l’Aipai;
 
                              - le operazioni di documentazione dello stato esistente  attraverso un rilievo architettonico, la compilazione di una scheda  catalografica ed una campagna fotografica e di ripresa cinematografica al fine  anche di valutare in modo più preciso se la demolizione potesse essere evitata  ed avere un quadro puntuale, nell’eventualità di quel passo, di cosa poter  recuperare ed in che modo;
 
                              - l’individuazione, raccolta e inventariazione del materiale storico-documentario  presente nel sito e in altri luoghi e sua collocazione in locali idonei;
 
                              - l’individuazione dei locali di cui al punto precedente,  adatti alla conservazione e alla fruizione del materiale raccolto;
 
                              - il piano di fattibilità per il Centro di documentazione che  fornisca il modello di fruizione del Centro stesso, i contenuti e gli strumenti  di fruizione;
 
                              - una ricerca storica sulle vicende degli impianti Ilva di  Piombino;
 
                              - la raccolta di testimonianze orali.
 
                             
                            Di  ogni punto sono stati forniti i tempi, i soggetti impegnati nella  realizzazione, le responsabilità e ovviamente i costi. Chiariti i ruoli delle  parti e le responsabilità, l’Associazione ha ribadito la necessità di effettuare  verifiche sul campo, malgrado l’azienda ritenesse impellente la demolizione,  per valutare lo stato attuale dell’altoforno. L’occasione si è presentata il 21 aprile 2008 quando  l’Aipai si è incontrata con i rappresentanti della Lucchini, con il sindaco e  con l’assessore alla Cultura del comune di Piombino per definire anche con  l’amministrazione il piano di ricerca e il progetto di salvaguardia della  memoria. In quell’occasione sono state ribadite le critiche rivolte dall’Aipai  verso il comportamento tenuto precedentemente dall’amministrazione comunale e  dall’azienda, il cui lassismo ha portato al gravo stato di degrado in cui oggi  versa l’altoforno.   L’azienda e il comune hanno ovviamente ribadito le loro  ragioni ed i motivi urgenti che hanno spinto verso la richiesta di demolizione. 
                              Successivamente  si è compiuto un sopralluogo sul sito. Ad una prima indagine molto sommaria è  parso chiaro a tutti il grave stato di fatiscenza in cui versa la struttura  dell’altoforno e quella dei cowpers, strutture interamente in metallo e  gravemente danneggiate dalla corrosione. 
                              Il  10 giugno 2008  sulla base dell’articolato precedentemente esposto è stato così firmato il  protocollo di intesa tra comune di Piombino, Lucchini spa, Fondazione Ansaldo e  Aipai che avvia le operazioni necessarie a completare il progetto nel corso dei  prossimi due anni. 
                               Dal 10  giugno ad oggi è stata  avviata e terminata la campagna di rilievo, eseguita con apparecchiature  scanner laser 3D che hanno permesso in poco tempo di acquisire informazioni  metriche su un’enorme quantità di  punti. Nel frattempo sono state avviate le altre operazioni volte alla  documentazione del sito, alla realizzazione del piano di fattibilità e del  centro di documentazione, all’individuazione  e alla raccolta dei materiali storico-documentari. Verso la fine dell’anno  si prevede di dar corso alla ricerca storica e alla raccolta di testimonianze  orali. 
                            
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